lunedì 4 agosto 2014

Burgund - sessione 13

Lo scheletro migliore è uno
scheletro... morto!
I PROTAGONISTI
Lothar, ranger normanno di 4° livello
Sealas, mago sidhe di 4° livello
Valdemar, stregone normanno di 4° livello

L’esplorazione delle rovine di Caedvar prosegue dopo il breve scontro che ha concluso la sessione precedente. I Nostri trovano una scala di pietra che conduce verso il basso, i gradini lisci e consunti dal frequente utilizzo. Una serie d’impronte, che Lothar attribuisce soprattutto a cadaveri rianimati come quelli testé incontrati, sembra provenire dalle profondità della fortezza, e così i tre coraggiosi avventurieri s’inoltrano nell’oscurità. Una volta raggiunto il livello inferiore i nostri amici trovano un grande stanzone fiocamente illuminato da una singola, malinconica torcia; qui si trovano anche due porte: una più robusta e una dall’aria decisamente vecchia e malandata. Il ranger scopre qui anche numerose tracce, la maggior parte delle quali proviene dalla porta robusta e fa ivi ritorno. C’è però anche una seconda serie d’impronte, evidentemente lasciate da due sole creature, che si dirigono verso la porta più vetusta. Quest’ultima dà accesso ad uno stanzino maleodorante nonché all’inizio di un corridoio molto lungo, nel quale Sealas (sempre invisibile) nota in lontananza due piccole fiammelle rossastre, poco più di due punti luminosi. E il suo pensiero corre subito al pericoloso avversario che un paio di giorni prima aveva dato al gruppo tanto filo da torcere.
Si decide di preparare un attacco, nella speranza di cogliere lo scheletro di sorpresa, e anche Lothar viene reso invisibile; poi, confidando nell’arco del ranger e soprattutto nella magia di Sealas, il piano viene messo in atto. Il nemico, che aveva evidentemente subodorato qualcosa e si era nel frattempo cautamente avvicinato all’imbocco del corridoio, viene colto in pieno da un dardo d’acqua che gli frantuma parte del bacino e lo scaraventa a terra! Nell’impossibilità di rialzarsi, ma determinato comunque a combattere, lo scheletro riesce anche ad utilizzare un paio dei suoi poteri magici, che colpiscono Valdemar senza avere però alcun effetto sullo stregone. A questo punto la combinazione di alcune frecce ben mirate, di un muro di fuoco e quindi della spada di Valdemar e del martello di Lothar pongono fine all’esistenza del non morto.
Il lungo corridoio termina davanti ad un massiccio portale di metallo, freddo al tocco, nel quale si apre la toppa per una chiave. I Nostri decidono di occuparsi più tardi della faccenda, e fanno ritorno alla robusta porta di legno presso la quale s’infittiscono le tracce di passaggio. Dietro la porta una seconda scala di pietra scende verso il basso, e al termine dei gradini gli avventurieri notano come le pareti di pietra lavorata cedano il passo alla viva roccia. Anche qui aleggia un disgustoso fetore di putrefazione, e una patina d’umidità copre ogni cosa. Diversi passaggi recano nell’oscurità del complesso sotterraneo, ma ad attirare l’attenzione dei nostri eroi è una porta di legno rinforzato sbarrata da una pesante asse; accostando l’orecchio alla porta è possibile udire strani rumori e versi («È un animale!» «No, sono cadaveri rianimati!»), ma si decide, forse saggiamente, di non tentare la sorte. Anzi: Sealas provvede a legare l’asse in modo da rendere l’apertura dell’uscio ancora più difficile, e il gruppo s’inoltra quindi nel passaggio che conduce verso Nord. Qui, oltrepassate un paio di caverne naturali, viene raggiunta una nuova porta di legno, da sotto la quale filtra della luce. Lothar utilizza con successo uno dei suoi poteri magici al fine di potenziare le sue capacità uditive e olfattive, e percepisce chiaramente l’odore di un essere vivente, probabilmente un umano, l’odore di una o più candele accese e infine un curioso rumore, una sorta di graffiare o grattare, che solo dopo qualche istante viene dal ranger riconosciuto come il suono di una penna che scrive su un foglio. «Un mago!» dice qualcuno, essendo i maghi notoriamente gli unici che perdono tempo a scrivere al lume di candela, e il gruppo si affretta a formulare un piano d’azione.
Sealas e Valdemar preparano così i loro incantesimi, ma quando Lothar prova ad aprire la porta la trova chiusa: addio sorpresa! Un paio di spallate del Nostro sono comunque sufficienti a spalancare l’uscio riottoso, e il padrone di casa, un tizio pallido ed emaciato che regge ancora in mano la penna con la quale stava scrivendo, non fa in tempo a completare la sua formula magica (pare fosse davvero un incantatore, dopotutto) che viene stordito da uno degli incantesimi di Valdemar. L’avversario riesce appena ad abbaiare qualche ordine in una lingua sconosciuta alla volta di un gruppetto di cadaveri rianimati che si trova nella stanza quando viene nuovamente colto da Valdemar, che stavolta lo stordisce per cinque interi round (in Rolemaster è praticamente una condanna a morte). Segue una feroce mischia contro i non morti che intervengono in difesa del loro padrone, e la situazione prende una brutta piega quando Valdemar riesce a mettersi da solo fuori combattimento a causa di un incantesimo lanciato troppo in fretta. Lothar tiene però gagliardamente testa ai suoi quattro avversari e ne sfoltisce il numero a suon di martellate, mentre Sealas riesce a sgusciare all’interno della stanza, a raggiungere il negromante immediatamente prima che questo si riprenda dallo stordimento e a ferirlo per bene con la spada. La perdita di sangue provocata da questa stoccata è sufficiente a fermare il malvagio incantatore, che era sul punto di lanciare un incantesimo, e nel momento in cui costui cade al suolo il sidhe non perde tempo a dargli il colpo di grazia. Nello stesso istante i non morti crollano a terra come bambole rotte, e Lothar, che cominciava a risentire dell’impari combattimento, tira un sospiro di sollievo.
E qui ci fermiamo: l’ora è tarda (ma dal momento che stavolta abbiamo potuto giocare seduti allo stesso tavolo, anziché online, ci siamo volentieri trattenuti un po’ più del previsto), e concluderemo la prossima volta l’esplorazione delle rovine di Caedvar.


IL CIMITERO

† Heimdall
Bardo normanno del primo livello, morto dissanguato durante un disperato combattimento contro i Signori dei Ratti.
«La sua ugola d’argento è stata zittita per sempre».
Giorno 10, Primo mese delle stelle, anno 1257.

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