A Vindizia ci sono ratti di ogni forma e dimensione... e non tutti sono amichevoli! |
I PROTAGONISTI
Ettore Dellago, un affascinante seduttore
Federico Tiepolo, uno scudiero ridotto in
miseria
Ghiso Calabraga, un poco di buono dall’animo
gentile
Giuseppe de’Ferrai, un ambizioso spadaccino
ligustico
Ettore, Ghiso e Giuseppe, i tre
protagonisti della scorsa sessione, decidono di mettersi sulle tracce del
misterioso figuro che li aveva pochi giorni or sono avvicinati per invitarli
alla fatidica riunione. Quest’individuo, che risponde al nome di Monaldo, è,
come i Nostri hanno di recente scoperto, un agente del Maggior Consiglio; la
sua abitazione dovrebbe trovarsi nella zona del Tempio dello Zelota, e qui il
gruppetto dirige lesto i propri passi. Li segue circospetto Federico Tiepolo,
anch’egli presente all’incontro organizzato da Monaldo e anch’egli
evidentemente scampato alle lame della Fratellanza dei Coltelli; lo scudiero
male in arnese vorrebbe saperne di più sul diabolico agguato al quale è
riuscito a malapena a sfuggire, e alla prima occasione avvicina i nostri amici
per essere ragguagliato sulle loro vicende e sui loro progetti. Dopo qualche
iniziale diffidenza Federico (che è pur sempre un fiero oppositore del
famigerato Maestro Nero) viene accolto nei ranghi della piccola compagnia, e i
quattro proseguono quindi verso la propria meta.
Qualche indagine, condotta in modo
discreto, porta all’individuazione dell’alloggio del misterioso Monaldo, che
vive nel sottotetto di una semplice casa il cui ingresso dà su una stretta
calle. Dopo un esame della zona alla ricerca di eventuali entrate secondarie,
Ghiso decide di tentare la scalata della grondaia, e, agile come un gatto,
raggiunge il tetto dell’edificio e vi s’inoltra passando per un abbaino rimasto
socchiuso. Sono ormai però calate le tenebre su Vindizia (nella nostra campagna
è il 29 di gennaio e fa buio presto), e i Nostri si rendono conto di aver
bisogno di qualche fonte di luce: Ghiso esplora l’alloggio di Monaldo alla
ricerca di una candela, mentre il disinvolto Federico, spalleggiato da
Giuseppe, meno ciarliero ma a suo modo molto convincente, riesce a farsi
regalare un moccolo dall’oste di una vicina taverna.
Il coraggioso Ghiso scopre intanto
che il padrone di casa è assente, e dopo essersi guardato un po’ in giro
conclude che qui non ci sia nulla d’interessante; muovendosi con cautela, il
nostro amico scende la scala interna e apre il portone che si affaccia sulla
calle dove lo aspettano i suoi compari. In quel preciso istante, però,
dall’imboccatura del vicolo si avvicina speditamente una figura di donna, non
alta ma dal piglio estremamente deciso: costei apostrofa duramente uno dei
membri del gruppetto, chiamandolo “poco di buono” e “vergogna della famiglia”.
Ghiso e Giuseppe già guardano divertiti Ettore, pensando che si tratti di
qualche sua bella, ma è presto evidente che la giovane dama si stia rivolgendo
a Federico, il quale si limita peraltro a balbettare qualcosa senza dare cenno
di voler reagire. Si tratta di Arielle Tiepolo, sorella del Nostro ma di certo
non sua amica.
Ai tentativi di placarla con
ammiccamenti (Ettore) e parole concilianti la ragazza risponde con una serie di
sferzanti insulti che hanno rapidamente la meglio sulla pazienza di Ghiso e
Giuseppe: senza che faccia a tempo a mettere mano alla spada che porta al
fianco (una rarità, per una gentildonna vindiziana), Arielle viene afferrata e
gettata nel vicino canale, mentre suo fratello resta stupefatto dal repentino
svolgersi della scena. I quattro compari decidono a questo punto di filarsela
prima che le grida della nuotatrice suo malgrado mettano in allarme l’intero
vicinato, e si dileguano nella notte. Federico non è affatto contento del
trattamento riservato alla sua congiunta, ma Ghiso rincara la dose e dichiara
che la prossima volta che verrà insultato in questo modo passerà la giovane a
fil di spada (ed ecco un altro risvolto interessante! Contempliamo brevemente
l’opportunità di un Duel of Wits tra Ghiso e Federico, ma decidiamo per ora di
soprassedere. L’intera scena è stata molto divertente, e tutto ciò mi fornisce
ottimo materiale per le complicazioni future…).
Il gruppetto si disperde per il
riposo notturno (Giuseppe e Ghiso a casa di quest’ultimo, Ettore e Federico in
una locanda) con l’intenzione di ritrovarsi la mattina seguente al fine di
riprendere le ricerche dell’elusivo Monaldo.
Il giorno successivo, sotto una
fredda e fastidiosa pioggia che si abbatte incessante sulla laguna, i Nostri stabiliscono
di dividere le forze: Ettore e Ghiso battono i templi e le istituzioni
caritatevoli nella speranza d’incappare nel cadavere di Monaldo, che ci s’immagina
essere stato ucciso, buttato in qualche canale e magari ripescato da una mano
pietosa. Giuseppe e Federico, invece, si mettono in caccia degli altri
sopravvissuti all’agguato della Fratellanza dei Coltelli, e, dopo una giornata
di ricerche, vengono a sapere che due superstiti hanno lasciato la città,
mentre altri due si nascondono nella zona dei cantieri navali.
Ettore e Ghiso, nel frattempo, non
sono riusciti a cavare un ragno dal buco; stanno tornando mogi allo Sgombro che Salta quando vengono fermati
in un vicolo da due strani tizi di bassa statura, con i volti nascosti da
grandi cappucci e con una stranissima parlata «Lascia stare i morti-morti,
uomo-uomo! Squit!»
Ettore, spazientito, apostrofa i due
chiamandoli “topi”, e immenso è lo stupore dei Nostri quando gli interpellati
reagiscono sfoderando lunghi coltelli e squittendo allarmati: «Sa tutto!
Uccidi-uccidi!!». Nel vorticare di mantelli e lame Ettore e Ghiso sono quasi
certi di vedere anche due lunghe code glabre, ma non è tempo per la
contemplazione: il bel seduttore fugge a gambe levate, facilitato dal suo amico
che, con una stoccata tempestiva, ferisce uno degli assalitori. Questi
inciampano l’uno nell’altro e permettono così anche a Ghiso di scomparire tra
le calli di Vindizia. Quando i nostri amici si ritrovano s’interrogano sulla
natura dell’inaspettato (e pericoloso) incontro che hanno fatto, e una volta
raggiunto lo Sgombro non perdono
tempo a mettere anche Giuseppe e Federico al corrente dell’accaduto.
Con questo si conclude la nostra
seconda sessione di Burning Vindizia. Si è trattato per alcuni versi di una
serata inusuale: c’erano ben quattro giocatori, cosa che richiede nell’utilizzo
di Hangouts un po’ di accortezza per evitare di togliere involontariamente la
parola agli altri; ma soprattutto mi sono trovato a giocare privo di tutto il materiale
di gioco relativo a Vindizia e ai preparativi che avevo fatto per i personaggi,
andati perduti nella criminale formattazione del disco rigido del mio computer
ad opera di chi avrebbe dovuto invece salvare tutti i documenti che conteneva.
Una storia molto triste.
Ciononostante, la campagna sta
prendendo forma attraverso i suoi protagonisti, e tutti quanti ci stiamo ormai
muovendo tra le regole di BW con un po’ più di familiarità. A questo punto sono
proprio curioso di conoscere le intenzioni dei miei giocatori, e siccome la
prossima sessione è prevista per domani sera non dovrò attendere ancora a
lungo!
'Sto tizio s'avvicina e pretende d'esser nobile, ma le sue scarpe raccontano un'altra storia; nessuno ha mai sentito nominare la casata di cui pretende di far parte; la sua dolce sorellina cerca di cacciarci tutti nei guai, ma lui non è in grado di porre rimedio, si trova una soluzione al volo e fa pure l'offeso. No, decisamente Federico Tiepolo non s'è guadagnato la fiducia di Ghiso.
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