martedì 16 dicembre 2014

Burning Vindizia - sessione 2

A Vindizia ci sono ratti di ogni forma e dimensione...
e non tutti sono amichevoli!
I PROTAGONISTI
Ettore Dellago, un affascinante seduttore
Federico Tiepolo, uno scudiero ridotto in miseria
Ghiso Calabraga, un poco di buono dall’animo gentile
Giuseppe de’Ferrai, un ambizioso spadaccino ligustico

Ettore, Ghiso e Giuseppe, i tre protagonisti della scorsa sessione, decidono di mettersi sulle tracce del misterioso figuro che li aveva pochi giorni or sono avvicinati per invitarli alla fatidica riunione. Quest’individuo, che risponde al nome di Monaldo, è, come i Nostri hanno di recente scoperto, un agente del Maggior Consiglio; la sua abitazione dovrebbe trovarsi nella zona del Tempio dello Zelota, e qui il gruppetto dirige lesto i propri passi. Li segue circospetto Federico Tiepolo, anch’egli presente all’incontro organizzato da Monaldo e anch’egli evidentemente scampato alle lame della Fratellanza dei Coltelli; lo scudiero male in arnese vorrebbe saperne di più sul diabolico agguato al quale è riuscito a malapena a sfuggire, e alla prima occasione avvicina i nostri amici per essere ragguagliato sulle loro vicende e sui loro progetti. Dopo qualche iniziale diffidenza Federico (che è pur sempre un fiero oppositore del famigerato Maestro Nero) viene accolto nei ranghi della piccola compagnia, e i quattro proseguono quindi verso la propria meta.
Qualche indagine, condotta in modo discreto, porta all’individuazione dell’alloggio del misterioso Monaldo, che vive nel sottotetto di una semplice casa il cui ingresso dà su una stretta calle. Dopo un esame della zona alla ricerca di eventuali entrate secondarie, Ghiso decide di tentare la scalata della grondaia, e, agile come un gatto, raggiunge il tetto dell’edificio e vi s’inoltra passando per un abbaino rimasto socchiuso. Sono ormai però calate le tenebre su Vindizia (nella nostra campagna è il 29 di gennaio e fa buio presto), e i Nostri si rendono conto di aver bisogno di qualche fonte di luce: Ghiso esplora l’alloggio di Monaldo alla ricerca di una candela, mentre il disinvolto Federico, spalleggiato da Giuseppe, meno ciarliero ma a suo modo molto convincente, riesce a farsi regalare un moccolo dall’oste di una vicina taverna.
Il coraggioso Ghiso scopre intanto che il padrone di casa è assente, e dopo essersi guardato un po’ in giro conclude che qui non ci sia nulla d’interessante; muovendosi con cautela, il nostro amico scende la scala interna e apre il portone che si affaccia sulla calle dove lo aspettano i suoi compari. In quel preciso istante, però, dall’imboccatura del vicolo si avvicina speditamente una figura di donna, non alta ma dal piglio estremamente deciso: costei apostrofa duramente uno dei membri del gruppetto, chiamandolo “poco di buono” e “vergogna della famiglia”. Ghiso e Giuseppe già guardano divertiti Ettore, pensando che si tratti di qualche sua bella, ma è presto evidente che la giovane dama si stia rivolgendo a Federico, il quale si limita peraltro a balbettare qualcosa senza dare cenno di voler reagire. Si tratta di Arielle Tiepolo, sorella del Nostro ma di certo non sua amica.

Ai tentativi di placarla con ammiccamenti (Ettore) e parole concilianti la ragazza risponde con una serie di sferzanti insulti che hanno rapidamente la meglio sulla pazienza di Ghiso e Giuseppe: senza che faccia a tempo a mettere mano alla spada che porta al fianco (una rarità, per una gentildonna vindiziana), Arielle viene afferrata e gettata nel vicino canale, mentre suo fratello resta stupefatto dal repentino svolgersi della scena. I quattro compari decidono a questo punto di filarsela prima che le grida della nuotatrice suo malgrado mettano in allarme l’intero vicinato, e si dileguano nella notte. Federico non è affatto contento del trattamento riservato alla sua congiunta, ma Ghiso rincara la dose e dichiara che la prossima volta che verrà insultato in questo modo passerà la giovane a fil di spada (ed ecco un altro risvolto interessante! Contempliamo brevemente l’opportunità di un Duel of Wits tra Ghiso e Federico, ma decidiamo per ora di soprassedere. L’intera scena è stata molto divertente, e tutto ciò mi fornisce ottimo materiale per le complicazioni future…).
Il gruppetto si disperde per il riposo notturno (Giuseppe e Ghiso a casa di quest’ultimo, Ettore e Federico in una locanda) con l’intenzione di ritrovarsi la mattina seguente al fine di riprendere le ricerche dell’elusivo Monaldo.

Il giorno successivo, sotto una fredda e fastidiosa pioggia che si abbatte incessante sulla laguna, i Nostri stabiliscono di dividere le forze: Ettore e Ghiso battono i templi e le istituzioni caritatevoli nella speranza d’incappare nel cadavere di Monaldo, che ci s’immagina essere stato ucciso, buttato in qualche canale e magari ripescato da una mano pietosa. Giuseppe e Federico, invece, si mettono in caccia degli altri sopravvissuti all’agguato della Fratellanza dei Coltelli, e, dopo una giornata di ricerche, vengono a sapere che due superstiti hanno lasciato la città, mentre altri due si nascondono nella zona dei cantieri navali.
Ettore e Ghiso, nel frattempo, non sono riusciti a cavare un ragno dal buco; stanno tornando mogi allo Sgombro che Salta quando vengono fermati in un vicolo da due strani tizi di bassa statura, con i volti nascosti da grandi cappucci e con una stranissima parlata «Lascia stare i morti-morti, uomo-uomo! Squit!»
Ettore, spazientito, apostrofa i due chiamandoli “topi”, e immenso è lo stupore dei Nostri quando gli interpellati reagiscono sfoderando lunghi coltelli e squittendo allarmati: «Sa tutto! Uccidi-uccidi!!». Nel vorticare di mantelli e lame Ettore e Ghiso sono quasi certi di vedere anche due lunghe code glabre, ma non è tempo per la contemplazione: il bel seduttore fugge a gambe levate, facilitato dal suo amico che, con una stoccata tempestiva, ferisce uno degli assalitori. Questi inciampano l’uno nell’altro e permettono così anche a Ghiso di scomparire tra le calli di Vindizia. Quando i nostri amici si ritrovano s’interrogano sulla natura dell’inaspettato (e pericoloso) incontro che hanno fatto, e una volta raggiunto lo Sgombro non perdono tempo a mettere anche Giuseppe e Federico al corrente dell’accaduto.

Con questo si conclude la nostra seconda sessione di Burning Vindizia. Si è trattato per alcuni versi di una serata inusuale: c’erano ben quattro giocatori, cosa che richiede nell’utilizzo di Hangouts un po’ di accortezza per evitare di togliere involontariamente la parola agli altri; ma soprattutto mi sono trovato a giocare privo di tutto il materiale di gioco relativo a Vindizia e ai preparativi che avevo fatto per i personaggi, andati perduti nella criminale formattazione del disco rigido del mio computer ad opera di chi avrebbe dovuto invece salvare tutti i documenti che conteneva. Una storia molto triste.

Ciononostante, la campagna sta prendendo forma attraverso i suoi protagonisti, e tutti quanti ci stiamo ormai muovendo tra le regole di BW con un po’ più di familiarità. A questo punto sono proprio curioso di conoscere le intenzioni dei miei giocatori, e siccome la prossima sessione è prevista per domani sera non dovrò attendere ancora a lungo!

1 commento:

  1. 'Sto tizio s'avvicina e pretende d'esser nobile, ma le sue scarpe raccontano un'altra storia; nessuno ha mai sentito nominare la casata di cui pretende di far parte; la sua dolce sorellina cerca di cacciarci tutti nei guai, ma lui non è in grado di porre rimedio, si trova una soluzione al volo e fa pure l'offeso. No, decisamente Federico Tiepolo non s'è guadagnato la fiducia di Ghiso.

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